I “cestoni”
A pensarci oggi, anche il semplice caricare dei cesti al basto dell’asino doveva essere un’arte raffinata, non da tutti.
Be’, sicuramente a quei tempi non era considerata un’arte, anzi era un’attività da “cafone”, tuttavia non tutti i cafoni potevano permettersi il lusso di avere un asino o un mulo, per trasportare le merci (legna, fieno, uva, ecc.).
Insomma, una volta i mezzi di trasporto per eccellenza erano gli animali, l’asino su tutti. Sulla schiena di quest’ultimo veniva sistemato il basto (gliu ‘mmaste), una sorta di sella alla quale si potevano assemblare diversi contenitori di diversa natura e dimensione, a seconda della merce da trasportare: ceste, botti, reti, ecc. Per motivi di equilibrio e di ripartizione del peso, al basto andavano assemblati sempre due contenitori: uno a destra e uno a sinistra.
In foto, il cesto (gliu cestone) con cui mio nonno (classe 1900) riportava il raccolto a casa, dalla campagna. Sul legno del cesto sono presenti anche le sue iniziali (che ci fa capire il gran valore attribuito a quest’oggetto)!
Sul basto dell’asino erano sempre legati quattro “anelli” di vimini, due a sinistra e due a destra, a cui venivano poi attaccati questi grossi cesti.
Che cosa ci si trasportava?
Io ricordo di aver visto trasportare in questi cesti per lo più il raccolto dell’uva, ma spesso e volentieri si incontravano asini che nei cestoni trasportavano dei bambini piccoli, mentre il resto della famiglia seguiva l’asino a piedi!